Il padre di Ann è uno dei migliori professori di sociologia e filosofia dell’Università di Berlino, ma al momento si trova in prigione: è accusato di aver ucciso dieci bambine e di averle abbandonate nei boschi, lasciando vicino ai loro corpi dei nastri che ne facilitassero il rinvenimento.
L’accusa è talmente ridicola che Ann è certa crollerà non appena suo padre inizierà a rendere interrogatorio. Ma, contro ogni aspettativa possibile, suo padre non parla.
La polizia sembra brancolare nel buio, il suo avvocato non muove un dito per salvarlo: l’unica che può fare qualcosa è lei ed è assolutamente intenzionata a scagionare il padre da quelle accuse infamanti.
Così, con l’aiuto di un giornalista, Ann si inerpica in un’indagine che la condurrà molto lontano, in un posto oscuro, dove mai credeva che sarebbe potuta approdare.
Riuscirà a scagionare suo padre o è davvero lui il killer dei nastri rossi?
Il libro è molto accattivante, tiene svegli fino a tarda ora perché si ha veramente molta voglia di far luce su questo intricato mistero.
L’autrice è molto brava a insinuare sottilmente sospetti, in modo che il lettore diffidi del presunto responsabile additato dai personaggi e anche di quello presentato come alternativo dalla protagonista.
Strada facendo si delinea davanti agli occhi del lettore la convinzione di aver messo insieme i pezzi e scoperto il vero assassino, nascosto tra i personaggi più insospettabili della storia.
Eppure, il finale spariglia tutte le carte, lasciando chi legge con l’amaro in bocca per il clamoroso sbaglio.
Questi sono, indubbiamente, tutti i lati positivi.
Tra i negativi, invece, c’è una certa farraginosità narrativa, tale per cui spesso gli eventi – pur vivaci e credibili – hanno bisogno di essere spiegati al lettore perché ne comprenda la rilevanza.
Ciò rende la narrazione piuttosto artificiosa, sempre subordinata allo spiegone del figurante di turno.
Chi legge può sentirsi, a tratti, smarrito e avvertire un senso di confusione, dovuto al fatto che l’autrice forza un po’ il depistaggio rispetto a quanto sarebbe corretto fare per restare su un piano paritetico col lettore.
Tuttavia, la storia è interessante e misteriosa quanto basta per farne una lettura gratificante.
Giudizio: 3/5
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Al Principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia – già protagonista, insieme alla moglie Gloria e al fidato maggiordomo Oliver, del precedente romanzo I delitti di via Margutta – è capitata l’occasione della vita: risolvere una volta per tutte il complesso caso della scomparsa di Eloisa Oderisi, giovane adolescente romana svanita nel nulla molti anni prima.
La vicenda è estremamente intricata e coinvolge fatti, Istituti e personaggi eccellenti.
C’è un misterioso conto bancario aperto allo IOR, denominato alea iacta est (di proprietà del defunto marito di Anna Chiara, l’amica di Gloria, ma di cui nessuno sembra sapere niente negli uffici dello IOR) che ci porterà dritti dritti nel cuore delle più recondite stanze vaticane.
Dove apprenderemo notizie sconcertanti sul destino della povera Eloisa Oderisi e di alcune delle persone che hanno avuto la sfortuna di incrociare la sua strada, in un modo o nell’altro.
Sullo sfondo, un Cupolone che pare scricchiolare sotto il peso di segreti secolari e porpore cardinalizie intrise dei peggiori vizi che l’uomo può incarnare.
La ragazza scomparsa
di Giancarlo Capaldo
Chiarelettere, 192 pagine
Che, per caso questa storia vi ricorda qualcosa? Perché, nel caso, non avreste le traveggole.
Nessuno avrebbe potuto scrivere questo romanzo meglio di Giancarlo Capaldo, che per anni si è occupato del caso Orlandi e di molti altri casi di cronaca nera italiana.
Quando ho scovato questo titolo negli archivi dei libri in qualche modo collegati al caso Orlandi, ho sentito subito un fortissimo richiamo, pur sapendo che avrei avuto tra le mani un romanzo e non un libro investigativo.
E non mi ero sbagliata.
L’ispettore Gadget che è in me ha immediatamente attivato l’hop-hop-gadget-decodificatore.
Perché era lampante che, in un’opera di fiction, la lettura avrebbe riservato un complesso lavoro di decifrazione di nomi, fatti, date e riferimenti che non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire.
La recente serie Netflix Vatican Girl ha portato Capaldo sullo schermo, con alcune dichiarazioni che sono già abbastanza indicative della sua opinione circa il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi.
Non restava che utilizzare quelle poche frasi come chiave di lettura, in una sciarada che conferma – ove ce ne fosse ancora bisogno – che nel caso Orlandi niente è mai come sembra.
Giudizio: 10+
NB. il romanzo è un’opera di fantasia, con tutti gli iniziali disclaimer del caso. Non contiene la soluzione al caso Orlandi. Tuttavia, ove si conoscano i fatti storici e si riesca a decodificare la sequenza narrativa di personaggi, eventi e circostanze, spiega molto chiaramente quale sia il punto di vista dell’autore sull’intera vicenda.