Per moltissime persone la paura è un elemento paralizzante.
Ho paura, quindi mi vengono un sacco di dubbi, i dubbi generano incertezze, le incertezze generano insicurezze, le insicurezze generano pensieri di inferiorità: ho paura di non essere in grado di farlo, quindi resto immobile.
Questo è il meccanismo che solitamente viene scatenato nella testa quando si prova paura per qualcosa.
Naturalmente è un atteggiamento sbagliato e non solo per l’ovvia ragione che non possiamo farci determinare o meno all’azione dalle nostre paure, ma soprattutto perché la paura – in quanto emozione primaria – è importantissima e può in realtà essere trasformata in una potente alleata dei nostri successi.
Ma prima di spiegarti come questo sia possibile, voglio ricordarti – o dirti, se è la prima volta che arrivi qui – che questo post è il terzo appuntamento con la serie come essere felici e vivere una vita più easy e soddisfacente, con la quale cerco di fornirti spunti di riflessione e consigli pratici per trasformare positivamente la tua vita e vivere meglio.
Se desideri leggere anche gli altri post della serie, li troverai linkati nel corso di questo post.
LEGGI IL PRIMO POST DELLA SERIE: Come vivere felici eliminando le persone tossiche
Cos’è la paura: conosci la tua nemica
Da un punto di vista scientifico, la paura è un’emozione primaria.
Ancor meglio, possiamo dire che si tratta di una funzione importantissima presente sia nel genere umano che animale e che presiede alla tutela dell’incolumità, in ogni sua forma.
Se non avessimo paura, ci metteremmo costantemente in pericolo.
Quando ci troviamo in una condizione di potenziale pericolo, il nostro cervello lo rileva e attiva una serie di stimoli e meccanismi di difesa che inducono la nostra reazione di protezione.
Le reazioni di protezione più comuni sono:
- l‘attacco: come accade per esempio quando vediamo una persona armata che minaccia qualcuno e ci lanciamo su di lei per disarmarla
- la fuga: la più basilare e naturale reazione di protezione
- il freezing: di fronte al pericolo e nell’incertezza di cosa fare, ci nascondiamo dal predatore e valutiamo cosa sia meglio fare per salvarci
- il faint, ovvero il fingersi morti: è una tecnica molto comune nel regno animale, adottata in ragione del fatto che molti predatori non amano cibarsi di carne morta in putrefazione ed evitano di mangiare prede che non siano state immediatamente uccise da loro.
La fuga, il freezing e il faint sono le reazioni più comuni che l’essere umano mette in campo quando ha paura di fare qualcosa.
Scappiamo dalle cose che ci spaventano, le rimandiamo continuamente, raccontandoci anche qualche bugia per giustificare il nostro atteggiamento.
Rimaniamo freezati e sospesi nell’immobilismo per tempi lunghissimi, patendone chiaramente tutte le conseguenze, mentre valutiamo – nei casi più gravi fingiamo di valutare – quale sia la cosa migliore da fare per uscire da una situazione che ci fa soffrire.
Ci fingiamo morti: non riuscendo a trovare una via di fuga e non potendo mettere in atto una strategia di evitamento del pericolo, ci dissociamo da esso, ignoriamo la sua esistenza, fingiamo che non ci riguardi, troviamo una scusa – o più di una – per convincerci che non abbiamo bisogno di affrontare quella situazione. Che in realtà possiamo farne a meno.
Quello che, invece, dobbiamo fare per trasformare la paura in un’alleata è sviluppare la capacità di ricorrere alla reazione di attacco.
LEGGI IL SECONDO POST DELLA SERIE: 5 Consigli per vivere sereni senza stress
Attacco: la strategia vincente
Voglio essere chiara: non ti sto dicendo che di fronte a un pericolo devi sempre attaccare.
La valutazione di come reagire a un pericolo avviene ad opera del sistema nervoso autonomo, difficilmente puoi controllarla ed è bene che sia così, per la tua incolumità.
Quello che sto dicendo è che quando hai paura di affrontare una situazione, una responsabilità, una decisione, un evento della tua vita che ti spaventa per la sua importanza, devi reagire attaccando: perché ognuna delle altre reazioni ti porterà ad essere infelice.
L’attacco è la reazione che a livello istintivo poniamo in essere quando riteniamo che il pericolo che abbiamo davanti sia affrontabile.
Quello che devi fare, quando la paura ti frena, è considerare la paura un pericolo affrontabile.
Dirti che puoi farcela, che hai tutte le risorse per poter prendere quella decisione, affrontare quella situazione, risolvere quel problema, gestire quell’evento.
Osserva le due foto che ho postato qui sopra:
- nella prima la leonessa insegue il bufalo: è la sua natura, lo sta cacciando, lo insegue e – con ogni probabilità – riuscirà a catturarlo e ucciderlo.
- nella seconda, il bufalo rincorre la leonessa: non è la sua natura, il bufalo è un erbivoro, non caccia per mangiare. Sta rincorrendo la leonessa per difendersi, per salvarsi, per metterla in fuga. E non lo fa da solo: è ricorso ai suoi pari. Ha chiesto aiuto.
Questo è quello che devi fare quando hai paura: appoggiarti ai tuoi pari, chiedere aiuto, affrontare la paura con strategia di attacco.
Non è coraggio se non hai paura
Ce lo insegna Aristotele: la virtù etica è la disposizione a volere sempre il giusto compromesso tra due vizi.
Il coraggio, quindi, non è assenza di paura: è la via di mezzo tra averne troppa, lasciandosi paralizzare da essa, e non provarne affatto, lanciandosi senza difese nella mischia.
Se aspetti di eliminare la paura, o che scompaia da sola in qualche modo, non agirai mai.
Eliminare la paura non è la soluzione, sarebbe dannosissimo, perché:
- non avresti più strumenti di percezione del pericolo
- metteresti a repentaglio la tua sicurezza continuamente
- non saresti più una persona equilibrata
La soluzione è affrontare la paura, superarla e gestirla a tua favore, piegandola ad essere un mezzo per raggiungere i tuoi obiettivi.
Paure utili e paure inutili: impara a distinguere
Le paure non sono tutte uguali, esistono paure effettivamente utili e paure inutili. Ed è bene imparare a distinguere tra le une e le altre.
Seneca lo diceva già moltissimi anni fa:
Sono più le cose che ci spaventano di quelle che ci minacciano effettivamente e spesso soffriamo più per le nostre paure che per la realtà
Seneca, XIII Epistola a Lucilio
Seneca diceva benissimo: siamo noi i principali sabotatori di noi stessi.
Spesso coltiviamo paure del tutto inutili: o perché relative a fattori che non possiamo in alcun modo controllare (e quindi è inutile temere) o perché relative a eventi solo potenziali, possibili, ma affatto certi e comunque non ancora verificatisi.
Bisogna imparare a distinguere tra paure utili e inutili.
Le paure utili sono quelle che ci salvaguardano. Servono a metterci sull’avviso che esiste un pericolo ed è bene che ci prepariamo ad affrontarlo.
Per esempio:
- la paura che proviamo di notte se avvertiamo rumori inconsueti
- la paura davanti a un incendio
- la paura di sostenere un esame universitario
- la paura di svolgere un incarico di lavoro molto difficile
Queste sono tutte paure utili perché hanno la funzione di darci lo stimolo a prendere i migliori provvedimenti per affrontare il problema e quindi, tornando agli esempi sopra:
- chiamare qualcuno in nostro aiuto perché qualcuno si è introdotto in casa
- allontanarsi il più possibile dal fuoco
- studiare il più possibile per affrontare bene l’esame
- prepararsi al meglio per svolgere l’incarico affidatoci
Poi ci sono le paure inutili, quelle relative a cose che non possiamo controllare, rispetto alle quali quindi non possiamo prepararci in alcun modo, o relative ad eventi possibili ma che potrebbero non verificarsi mai.
A titolo esemplificativo, non esaustivo:
- la paura di perdere chi amiamo
- la paura di morire
- la paura di prendere un brutto voto all’esame
- la paura di non trovare colleghi simpatici in un nuovo posto di lavoro
Queste paure sono del tutto inutili.
Non possiamo fare nulla per evitare gli eventi dai quali dipendono.
Non governiamo la morte, non la nostra e nemmeno quella degli altri. Non possiamo evitarla né ritardarla, temerla è totalmente insensato, serve soltanto a peggiorare la qualità della nostra vita.
Il voto che prenderemo a un esame non dipende soltanto da quanto abbiamo studiato, dipende dal giudizio del professore, dal decorso dell’esame stesso. Temerlo non ha senso, anche perché possiamo rifiutarlo e ripetere l’esame.
Non possiamo nemmeno agire sulla simpatia delle persone che lavorano o lavoreranno con noi ed è assolutamente privo di senso regolare le nostre decisioni sulla base della simpatia altrui.
Impara a distinguere le paure che ti sono utili da quelle che non lo sono e cancella dalla tua vita le seconde.
Ti assicuro che ti sentirai meglio.
Usare la paura a tuo favore: come si fa
Dopo tutto lo spiegone ti starai chiedendo “sì, ma in sintesi io che cosa devo fare per usare la paura a mio favore?”
In realtà è molto semplice.
Per usare la paura a tuo favore devi riconoscerla e studiarla, per preparare poi un piano strategico che ti serva a raggiungere il tuo obiettivo.
Fatti una serie di domande:
- È una paura utile o inutile? Riconoscila e, nel secondo caso, mettila da parte
- Di cosa ho realmente paura? Di un evento? Di una persona? Di una responsabilità? Riconosci il reale soggetto che scatena la tua paura
- Cosa posso fare per girare a mio favore questa paura? Devo intervenire su di me? Devo intervenire su un fattore esterno? Posso chiedere a qualcuno che mi aiuti nella situazione che mi spaventa? Elabora la strategia che ti sembra più utile a raggiungere il tuo scopo
È così che si usa una paura a proprio favore: rendendola uno strumento per la pianificazione del successo.
Qualche esempio pratico
Caso 1: Devi studiare per sostenere un esame all’università, ma hai talmente tanta paura di questo esame, o del professore che insegna questa materia, che non riesci a studiare e arrivi alla data dell’appello senza aver concluso niente. Quando realizzi il fallimento ti giustifichi dicendo che è servito più tempo del previsto.
Cosa hai fatto?
Hai fatto freezing: hai percepito la paura di sostenere l’esame, non l’hai affrontata e hai messo in atto una strategia di temporeggiamento che ti ha portato, ovviamente, a fallire l’obiettivo.
Come se non bastasse, giustifichi il fallimento raccontandoti che non ce l’hai fatta perché a te serve più tempo, la materia è difficile, riesci meno bene degli altri.
Quindi, ti stai sabotando doppiamente perché ti sminuisci e danneggi la tua autostima, creandoti la convinzione che hai difficoltà maggiori in quella materia.
Cosa avresti potuto fare?
Avresti potuto strutturare un piano strategico di attacco. Avresti potuto dirti una sola verità, invece che tante bugie: ho paura.
Ho paura di sostenere questo esame perché il prof. è severo e all’esame mi spaccherà. Ho paura di prendere un voto basso e rovinarmi la media. Ho paura di essere bocciato.
Strategia di attacco per sfruttare la paura a tuo vantaggio
- separa la paura utile da quelle inutili: paura 1- Ho paura di sostenere questo esame perché il prof. è severo e all’esame mi spaccherà: è una paura utile. reagisci preparandoti su più fronti per sviluppare una preparazione completa (vedi i punti successivi dell’elenco). Paura 2 – Ho paura di prendere un voto basso e rovinarmi la media: è una paura inutile. Il voto che prenderai non dipende unicamente da te. Dipende da come andrà l’esame nel suo complesso, dal giudizio del professore, dalla sua “manica”. In ogni caso, avere paura di prendere un voto basso e rovinarsi la media è del tutto inutile. Perché se il voto non ti piace, puoi rifiutarlo e sostenere nuovamente l’esame. Oppure puoi accettarlo e recuperare la media alzando i voti di esami successivi, nei quali sai di poter prendere di più. Questa è una tua decisione ma non ha niente a che vedere con la paura di sostenere l’esame. Paura 3 – Ho paura di essere bocciato: anche questa è una paura inutile. Nel corso dell’esame possono verificarsi diverse variabili che potrebbero determinare un esito negativo: le uniche che puoi gestire tu sono la tua preparazione e la tua concentrazione durante l’esame. Se venissi bocciato non saresti allontanato con onta di indegnità dall’Ateneo. Semplicemente ripeteresti l’esame. Essere bocciati non è un’infamia, non succede nulla di trascendentale: si ripete l’esame e lo si supera. È anche così che si cresce: la vita è piena di ostacoli che dovrai affrontare più volte prima di riuscire a superarli;
- organizza un piano di studio molto preciso per riuscire a inserire tutto il materiale richiesto per l’esame;
- prendi appuntamenti con il professore per partecipare agli incontri individuali e ottenere spiegazioni specifiche su argomenti che ti sono ostici;
- chiedi aiuto ai compagni di corso per organizzare sessioni di studio di gruppo, per interrogarsi e supportarsi a vicenda;
- chiedi aiuto a compagni di università che abbiano già sostenuto l’esame per avere supporto con il metodo di studio e la preparazione;
- studia in modo costante e organizzato, senza tralasciare nulla;
- richiedi lezioni private a un tutor o un insegnante che ti segua individualmente per aiutarti;
Caso 2: Il tuo lavoro non ti soddisfa più, sei amareggiato per la relazione col tuo capo che non ti stima e vorresti cambiare lavoro. Però, hai paura: ti risuona in testa il vecchio detto “chi lascia la via vecchia per la nuova”, così, ti racconti che non è poi così facile trovare un lavoro al giorno d’oggi, che dovresti essere grato di avere quello che hai e che quello che pensa di te il tuo capo non è poi così importante, se lo stipendio arriva tutti i mesi, e che sei fai il possibile per non attirare la sua attenzione alla fine ti lascerà in pace. Alla fine decidi di restare dove sei, permanendo (ovviamente) nella perenne insoddisfazione.
Che cosa hai fatto?
Ti stai fingendo morto, semplicemente.
Fingi che il problema non esista più, o non sia così grave, e ti convinci che puoi allontanarlo da te non attirando l’attenzione. Ti ripeti che l’importante è avere lo stipendio e il resto non sarà un problema.
Ma è un problema e, chiaramente, continui a subirne le conseguenze.
Cosa avresti potuto fare?
Riconoscere la tua paura e darle un nome.
Ho paura di cambiare lavoro perché ho paura di non riuscire a trovare un altro buon impiego, di non essere all’altezza di svolgerlo, di non avere sufficienti competenze. Ho paura di non trovare un ambiente che mi piaccia, nel quale stare meglio di come sto adesso, con dei colleghi che mi facciano sentire parte del gruppo. Ho paura di fare un enorme errore e di fallire.
Strategia di attacco per sfruttare la paura a tuo vantaggio
- separa la paura utile da quelle inutili: paura 1– ho paura di non trovare un altro impiego. È una paura inutile: qual è la cosa peggiore che può succedere se non trovi un altro lavoro? Che resti dove sei, e non c’è alcuna differenza rispetto al rinunciare alla possibilità che avrai cercandolo. Paura 2: Ho paura di non essere all’altezza di svolgerlo, di non avere sufficienti competenze: è una paura utile. Intanto devi pensare che verrai selezionato tra altri potenziali candidati e se, se venissi scelto, significherebbe che sei stato reputato all’altezza. Ma, in ogni caso, quando avrai ottenuto il lavoro e saprai in cosa consiste, potrai migliorare la tua preparazione studiando, formandoti, approfondendo la tua preparazione in modo specifico rispetto all’impiego che andrai a ricoprire. Paura 3: ho paura di non trovare un ambiente che mi piaccia, nel quale stare meglio di come sto adesso, con dei colleghi che mi facciano sentire parte del gruppo: è una paura inutile. Non puoi influire sull’ambiente di lavoro o sulle persone con le quali lavorerai, non puoi saperlo prima e non puoi basare su questo la tua decisione. Ma se il motivo per cui vuoi cambiare è che dove ti trovi adesso non stai bene, quale sarebbe la differenza? Provarci ti dà almeno la possibilità di provare a stare meglio di adesso. Paura 4: Ho paura di fare un enorme errore e di fallire. È una paura al contempo utile e inutile. È utile perché ci serve da monito per stare all’erta, per fare le cose per bene, per non essere presuntuosi e considerarci i più bravi di tutti, per dare sempre il meglio allo scopo di non fallire. È inutile perché non c’è una sola azione, nella vita, che non contempli il rischio di fallire. Non per questo dobbiamo rimanere immobili senza fare mai nulla per migliorare la nostra condizione, non credi?
- aggiorna il tuo curriculum vitae con tutte le ultime capacità acquisite, corsi seguiti, esperienze apprese
- inizia a rispondere alle application che sono inerenti al tuo percorso lavorativo e potrebbero interessarti davvero
- chiedi aiuto a consulenti per la ricerca del lavoro: se hai amici tra i recruiters e gli head hunters chiedi il loro aiuto
- resisti e non demordere, la ricerca potrà essere lunga ma alla fine troverai quello che ti serve
Ti lascio con le parole di Seneca che, a differenza mia, aveva una penna sublime e un grande dono della sintesi.
Indaghiamo dunque attentamente sulla questione.
È verosimile che accadrà qualcosa di male: non è immediatamente vero.
Quante cose non aspettate sono arrivate!
Quante cose aspettate non sono apparse da nessuna parte!
E anche se capiterà, che cosa giova correre incontro al proprio dolore? Soffrirai presto abbastanza quando arriverà.
Intanto, ripromettiti cose migliori.
XIII Epistola a Lucilio
Pensaci.
LIBRO CONSIGLIATO