
Prima
Il 16 aprile 2013, alle ore 21.30 circa, Lucia è una ragazza giovane e bellissima. E’ un’avvocatessa di successo, vive sola da poco: da quando ha finalmente comprato quel piccolo appartamento vista mare.
E’ un po’ stanca quella sera, sta tornando dalla piscina dopo la consueta lezione e poi non dorme bene ultimamente. Ad essere sinceri, Lucia non dorme bene da tempo. Perchè ha paura.
Lui, quello belloccio di cui un tempo era tanto innamorata, non fa che perseguitarla. Lo incontra ovunque, sembra quasi che la segua costantemente, e ogni volta è sempre più rabbioso, sempre più minaccioso. Non riesce ad accettare che lei abbia detto basta. Non riesce ad accettare che non voglia più essere la donna di scorta. Quella con cui non passerebbe mai il Natale perchè deve stare con l’altra, la prima donna, quella ufficiale. Quella che ora è anche incinta. Non sopporta che lei non sia più prostrata ai suoi piedi, disponibile ad ogni chiamata, in totale balìa dei suoi umori. Non sopporta che lei non sia più un oggetto di sua proprietà, da gestire a comando.
Di questo Lucia ha molta paura.
E poi c’è quel fatto strano successo qualche giorno fa. Quando si è alzata e ha trovato un taglio nel vetro della finestra della sua camera. Rincasando ha sentito quell’odore di gas ferocissimo, una paura da ghiacciare il sangue al solo pensiero che sarebbe potuta saltare in aria con un niente. E le parole del tecnico del gas, per il quale era ovvio che si trattasse di una manomissione.
Così non dorme Lucia, si tormenta pensando a quale sarà la prossima follia che sarà costretta ad affrontare. Se dovrà rispondere ad altre chiamate imbarazzanti dell’altra donna. Oppure se lo incontrerà “per caso”, di nuovo, in qualche posto dove non sarebbe mai andato ed è chiaro che ora frequenta solo per intercettare lei. Si sente esausta, non si vede più nemmeno bella tanta è la stanchezza per questa situazione dalla quale non sa come uscire. Non sa più cosa fare, non sa più come fargli capire che vuole essere lasciata in pace.
Cosa potrebbe aggiungere a quanto gli ha già più volte ripetuto senza scatenare quell’ira funesta che le era costata persino due ceffoni in pieno viso?
A queste e ad altre mille domande Lucia pensava, quella sera, tornando a casa esausta dalla piscina, girando la chiave nella toppa ed aprendo la porta. Poi, a un tratto, i pensieri si interrompono. Gli occhi mettono a fuoco la scena molto più in fretta di quanto impieghi il cervello a comprenderla.
C’è una sedia sul tavolo della cucina.
Che cosa ci fa una sedia sul tavolo? Ma non c’è il tempo di rispondersi, perchè la porta si spalanca e una figura scura le getta in pieno volto un liquido puzzolente e urticante, che le provoca subito un bruciore fortissimo e l’annebbiamento della vista.
L’uomo fugge, Lucia resta. Si aggrappa urlante a tutta la forza che ha e suona alla porta dei vicini per trovare soccorso. E mentre il tempo scivola via sciogliendosi insieme alla sua pelle, un solo pensiero la tiene sveglia e presente a se stessa : “è stato lui. Devi dirlo, Lucia, devi restare qui, devi esserci, non te ne devi andare. Devi raccontare a tutti quello che ti ha fatto”.
Io ci sono, la mia storia di non amore
di Lucia Annibali con Giusi Fasano
Rizzoli, 270 pag.
Dopo
A volte la vita segue percorsi che noi non saremo mai in grado di spiegarci. Questo Lucia oggi lo sa.
Sa che se prima dubitava dell’esistenza di Dio, adesso invece è certa della sua presenza e del suo infinito amore.
Che la cattiveria e la malvagità esistono e che lui era una persona cattiva e malvagia, ma che la chiave per manipolare la sua vita era stata lei a dargliela. Perchè la “Lucia di prima” era una creatura fragile, insicura, incapace di esprimere se stessa e di dare tutto quello che aveva dentro.
Sa che non aveva abbastanza fiducia in se stessa per rifiutare un uomo che ti picchia, che ti minaccia, che ti mente continuamente solo per ridurti ad essere una schiava dei suoi desideri.
Che l’acido solforico brucia la pelle, letteralmente. La squaglia. E se te lo gettano in faccia il tuo viso colerà via, cambiando la forma della tua bocca, del tuo naso, dei tuoi occhi. Occhi che forse non vedranno mai più. E brucerà in un modo terrificante, producendo un dolore così forte che ti rimarrà impresso come un impronta digitale. La tua nuova identità passerà attraverso il marchio indelebile di quella sofferenza.
Sa tutte queste cose Lucia, ha l’anima appesantita di chi avrebbe un milione di motivi per aver mollato ed essersi rassegnata ad essere quella di cui tutti i telegiornali parlavano: “La ragazza sfregiata”.
Ma invece Lucia non ha mollato.
Ha sgridato i suoi occhi che non volevano più vedere, letteralmente. E piano piano ha ricominciato a vedere.
Ha urlato a se stessa di non fare la lagna perchè non era l’unica ustionata del mondo e non deteneva il monopolio della sofferenza umana. Ha sopportato il dolore degli interventi, degli innesti di pelle, del laser, delle liposuzioni per aggiungere grasso al viso anche quando la morfina non bastava a lenirlo. Lo ha fatto con la dignità di chi dentro e fuori di sè urlava “hai provato ad annientarmi ma non ci sei riuscito: io sono ancora qua“.
E sono donna, e ho una vita intera davanti per realizzare le cose splendide che ora so di poter fare e sono dannatamente bella. Molto più di prima. Perchè adesso so esattamente chi sono, cosa posso sopportare, cosa sono in grado di sostenere per l’amore che ho per me stessa e, soprattutto, cosa non potrò accettare mai più.
E tu hai provato a fermarmi. Hai provato a dimostrare che nel tuo gioco vinci sempre tu, che nessuno poteva toglierti il potere di decidere delle vite di chi ti stava intorno. Ma la mia vita è mia e non era un gioco, e quindi ho vinto io: perchè tu non sei più qui. Ma io ci sono. Sono piena di bellezza, di fiducia, di cose belle. E anche se ancora non ho sensibilità in ogni parte del mio viso, anche se a volte quando mangio mi sporco tutta e qualcosa mi cade, sono qui. E sono dannatamente bella.
Non mi fermerai mai più.
Epilogo
Luca Varani, avvocato 35enne, è stato condannato con sentenza ormai esecutiva a 20 anni di reclusione, per tentato omicidio e stalking ai danni della sua ex fidanzata, Lucia Annibali.
Il processo ha accertato che, il 16 aprile 2013, una coppia di albanesi da lui assoldati gettò sul viso di Lucia una quantità di acido solforico idonea a provocarle ustioni gravissime, che determinarono ingenti danni alla vista e la totale modificazione dei lineamenti del volto, in modo del tutto irreversibile. E’ stato, altresì, acclarato che il gesto del Varani aveva assunto una matrice chiaramente punitiva in considerazione dei ripetuti rifiuti della ragazza di riallacciare la relazione precedentemente interrotta e che la scelta del mezzo era avvenuta tenendo esattamente in considerazione le conseguenze nefaste che la giovane avrebbe riportato.
Luca Varani voleva “cancellare” Lucia.
Se non poteva averla lui, nessun altro l’avrebbe potuta neppure guardare.
Lucia Annibali ha sostenuto diversi interventi al volto, tutti estremamente dolorosi. Ancora oggi è ben lontana dal poter dire di aver concluso il suo percorso di terapie e cure.
L’8 marzo 2014 l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha insignito Lucia Annibali dell’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica.
“Per il coraggio, la determinazione, la dignità con cui ha reagito alle gravi conseguenze fisiche dell’ignobile aggressione subita”.
Gli esecutori materiali di tale ignobile aggressione sono stati condannati a dodici anni di reclusione.
Il femminicidio e la violenza di genere sono una piaga culturale di questo triste paese. Le storie come quella di Lucia vanno raccontate perchè tutti sappiano qual è la differenza tra violenza, sopruso e amore. Perchè imparino a riconoscerla e a non caderne vittima.
La sig.ra Annibali combatte ogni giorno per diffondere una cultura di rispetto di genere. Ha sconfitto le sue paure, i suoi fantasmi. Ha trasformato il suo essere vittima in una vittoria sulla cattiveria e sulla violenza. Come in una favola moderna il cattivo ha perso e l’eroina si staglia come un gigante dinanzi alla sua bassezza.
Gilbert Keith Chesterton diceva “le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono. Perchè loro lo sanno già che esistono. Le favole insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere“.
La storia di Lucia Annibali è una storia piena di speranza. Ci insegna che i fantasmi – come i draghi – possono essere vinti. Quando sono frustranti, come un amore che ti tratta da concubina. O dolorosi, come un acido che ti corrode la pelle e le cornee. Oppure quando sono malvagi, come un uomo che prova a cancellare il tuo viso, la tua identità, la tua esistenza, la tua dignità.
Solo perché hai detto BASTA.
Giudizio: 10+

Al Principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia – già protagonista, insieme alla moglie Gloria e al fidato maggiordomo Oliver, del precedente romanzo I delitti di via Margutta – è capitata l’occasione della vita: risolvere una volta per tutte il complesso caso della scomparsa di Eloisa Oderisi, giovane adolescente romana svanita nel nulla molti anni prima.
La vicenda è estremamente intricata e coinvolge fatti, Istituti e personaggi eccellenti.
C’è un misterioso conto bancario aperto allo IOR, denominato alea iacta est (di proprietà del defunto marito di Anna Chiara, l’amica di Gloria, ma di cui nessuno sembra sapere niente negli uffici dello IOR) che ci porterà dritti dritti nel cuore delle più recondite stanze vaticane.
Dove apprenderemo notizie sconcertanti sul destino della povera Eloisa Oderisi e di alcune delle persone che hanno avuto la sfortuna di incrociare la sua strada, in un modo o nell’altro.
Sullo sfondo, un Cupolone che pare scricchiolare sotto il peso di segreti secolari e porpore cardinalizie intrise dei peggiori vizi che l’uomo può incarnare.
La ragazza scomparsa
di Giancarlo Capaldo
Chiarelettere, 192 pagine
Che, per caso questa storia vi ricorda qualcosa? Perché, nel caso, non avreste le traveggole.
Nessuno avrebbe potuto scrivere questo romanzo meglio di Giancarlo Capaldo, che per anni si è occupato del caso Orlandi e di molti altri casi di cronaca nera italiana.
Quando ho scovato questo titolo negli archivi dei libri in qualche modo collegati al caso Orlandi, ho sentito subito un fortissimo richiamo, pur sapendo che avrei avuto tra le mani un romanzo e non un libro investigativo.
E non mi ero sbagliata.
L’ispettore Gadget che è in me ha immediatamente attivato l’hop-hop-gadget-decodificatore.
Perché era lampante che, in un’opera di fiction, la lettura avrebbe riservato un complesso lavoro di decifrazione di nomi, fatti, date e riferimenti che non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire.
La recente serie Netflix Vatican Girl ha portato Capaldo sullo schermo, con alcune dichiarazioni che sono già abbastanza indicative della sua opinione circa il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi.
Non restava che utilizzare quelle poche frasi come chiave di lettura, in una sciarada che conferma – ove ce ne fosse ancora bisogno – che nel caso Orlandi niente è mai come sembra.
Giudizio: 10+
NB. il romanzo è un’opera di fantasia, con tutti gli iniziali disclaimer del caso. Non contiene la soluzione al caso Orlandi. Tuttavia, ove si conoscano i fatti storici e si riesca a decodificare la sequenza narrativa di personaggi, eventi e circostanze, spiega molto chiaramente quale sia il punto di vista dell’autore sull’intera vicenda.