Qualche tempo fa parlavo con la mia amica Arianna e lei mi ha detto questa frase:
Non so se troverò mai il coraggio per fare un figlio
È una frase forte. Una di quelle che pensi spesso prima di diventare genitore.
Mi ha riportato alla mente tutti gli anni passati ad immaginarmi mamma, quando le fantasticherie – inevitabilmente – finivano con la conclusione che fare figli è una cosa seria, una cosa che andrebbe meditata, riflettuta nel profondo per trovare il coraggio di imbarcarsi nell’impresa.
Io ho sempre voluto essere mamma.
Non nel senso che volessi fare solo quello.
Chi mi conosce mi definisce – mediamente – come una femminista incallita che ha pensato prima di tutto alla carriera. Mi sono laureata in Giurisprudenza a 23 anni, abilitata all’avvocatura a 27, ho iniziato ad esercitare come patrocinatrice negli affari penali a 24 anni: non ero esattamente l’angelo del focolare.
Non sapevo – e non so – attaccare un bottone. E neanche staccarlo: la sola volta che ci ho provato perchè dovevo stringere una gonna..ho tagliato via un pezzo della gonna.
Non so rammendare i calzini. Non so fare orli. So stirare poco e abbastanza maluccio, infatti stiro il minimo indispensabile: il che non comprende calze, mutande, lenzuola, asciugamani, pantaloni, t-shirt e pigiami.
Cucino bene perché è di famiglia ma sostanzialmente perché da sempre me piace magnà. E ve lo scrivo proprio così, in dialetto, perché è l’unico modo che renda davvero l’idea.
Mi piace mangiare è un’altra cosa.
È quando dai quattro forchettate alla pasta al ragù e poi “basta che sono piena”, per passare le successive due ore in palestra “che altrimenti divento tutta ciccia e brufoli”.
A me me piace magnà, invece. E quindi so cucinare.
Anyway, io ho sempre saputo che volevo essere madre. Ho sempre saputo che avrei avuto dei figli, possibilmente più di uno, e che un giorno sarebbe arrivato Edoardo.
Edoardo è il nome che avevo scelto per uno dei miei figli quando avevo ancora 17 anni. Ero al mare in Liguria, ogni anno, e ogni anno c’era questa signora che arrivava con un figlio maschio in più. Bellissimi, biondissimi, unitissimi: uno più simpatico dell’altro. Tutti con nomi eleganti, quei nomi che da bambino pesano un sacco ma che dicono che da grande sarai un uomo bellissimo e di potere.
Quei nomi italiani, di classe e non troppo altolocati, che stanno ormai cadendo in disuso perchè oggi va di moda chiamare i figli BLU o CHANEL.
E niente: l’anno che conobbi Edoardo, questo omettino biondo, con gli occhi azzurri e la erre strascicata, io decisi che Edoardo sarebbe stato anche mio figlio.
E che avrei avuto anche io un minimo di tre maschi.
Pazza vero? Va beh, avevo 17 anni. Ancora non conoscevo le peculiarità del sesso forte, soprattutto quelle legate al viverci insieme.
Però ecco, nonostante lo sapessi, nonostante mi vedessi già madre in un lontano futuro, di base ho sempre pensato che in questo postaccio che chiamiamo mondo per fare dei figli ci vuole coraggio.
Col passare degli anni, poi, mi sono infervorata nei miei progetti. Ho studiato, mi sono preparata per la professione, ho costruito il necessario per avviare una carriera, e siccome nel frattempo ero fidanzata seriamente da svariati anni (più di dieci) ogni tanto ci pensavo.
“Ma adesso non è possibile, per fare un figlio ci vuole un lavoro”.
“Però, ora che ho il lavoro comunque non è possibile, per fare un figlio ci vogliono i soldi, perchè i figli costano. Bisogna mettere un minimo di soldi da parte”.
“E adesso che ho iniziato a guadagnare uno stipendio dignitoso comunque ci vuole coraggio, guarda che mondaccio. Io non lo so se sono pronta a fare la mamma e se non mi sento pronta, se non mi sento preparata, significa che non è il momento giusto”.
Perché lo sappiamo tutti, non facciamo che ripeterlo a ogni piè sospinto quando i parenti, a Natale, ci chiedono insistentemente quando inizieremo ad evolverci : per fare i figli bisogna aspettare il momento giusto.
E adesso so che io ho aspettato tutta la vita che arrivasse quel momento giusto, quello che – però – non è mai arrivato.
Non è mai arrivato perché sono sempre stata molto giovane, o molto impegnata, o molto senza una lira, oppure con uno stipendio ma senza il tempo materiale da dedicargli. Perché ecco, quantomeno il tempo, in effetti..un figlio te lo richiede.
Semplicemente io un giorno mi sono svegliata, mi sono guardata intorno e ho visto che il tempo era passato cercando di raggiungere tutti gli step necessari a rendere giusto il momento: eppure il momento continuava a sembrare sbagliato e la mia vita pareva non dover iniziare mai.
Avevo 31 anni, un compagno che amavo immensamente, una nuova vita e un nuovo lavoro da costruire in una città nella quale mi ero trasferita da meno di un anno. Mille prospettive davanti, di sicuro: eppure mi sentivo come ferma ad una stazione ferroviaria, in perenne attesa di un treno che non passa.
E vivere così non mi piaceva più.
Così un giorno io e marito ne abbiamo parlato e – all’improvviso – il momento era lì. Ed è sembrato più giusto che mai.
Senza sedersi a fare operosi conti con la calcolatrice, senza grosse riflessioni sull’iniquità del mondo, senza neppure stare troppo a preoccuparci di come avremmo fatto con i rispettivi lavori, l’impegno di una creatura e dei nonni tanto, troppo lontani da noi.
Senza nemmeno una casa normale, per inciso. Perché all’epoca vivevamo in un loft che era una trappola mortale per esseri viventi inferiori al metro di altezza. Roba che il fasciatoio lo tenevo nella vasca da bagno, per capirci.
Ora, capiamoci bene: non sto dicendo che fare un figlio sia una bazzecola senza rischi e senza impegno.
Non vi sto suggerendo di fregarvene se siete disoccupati o avete grossi problemi economici. I figli sono una responsabilità enorme e bisogna essere consapevoli che le spese saranno tante e spesso impreviste ed imprevedibili.
Quello che intendo però è che tante persone, come me, come Arianna, come tanti altri che hanno già una relazione stabile ed un lavoro sicuro, spesso tentennano pensando di non essere pronti, che il momento giusto sia lontano e che comunque bisogna avere coraggio per fare questo passo.
E invece l’esperienza mi ha insegnato che nessuno si sente mai pronto a fare un passo così. Che il momento non busserà mai alla nostra porta per dire “salve! Sono il momento giusto!”.
Che tutto sembrerà sempre non abbastanza pronto, non abbastanza adeguato, in un complessivo stato di assoluta e generale impreparazione.
Ma nonostante ciò – vi assicuro – la vita dall’altro lato sarà bellissima.
Perché le cose belle della vita sono così, fondamentalmente non pianificabili.
Diventare madre mi ha insegnato la lezione più importante della mia intera esistenza.
Perché alla fine tutto ha trovato una soluzione.
La casa è stata cambiata con un luogo più accogliente per una famiglia che cresce.
Le maniche sono state rimboccate per trovare il tempo e la forza di crescere un figlio insieme.
E poi i figli sono diventati due.
I soldi continuano a non bastare, ma d’altro canto la pentola d’oro non l’ha ancora trovata nessuno.
Per quello si fanno i sacrifici, che ci saranno sempre. Ci sarebbero stati anche senza un figlio. Adesso hanno un sapore diverso, che non è semplice privazione.
Non esiste il momento giusto per fare un figlio.
Non maceratevi nell’attesa che la paura svanisca ed arrivi il coraggio.
La paura non svanirà mai.
I figli si fanno con la pancia.