
Gli italiani al tempo del Coronavirus: Il complottista
Con la vecchiaia sono diventata intollerante.
Non a tutto, ma sicuramente all’idiozia e all’ignoranza sì.
Erano bei tempi quelli degli anni ’90, nei quali il prototipo del complottista era il predicatore dei film americani post apocalittici, generalmente biondo con la barba lunga e gli occhi chiari, che girovagava nelle ore precedenti un disastro cosmico col classico cartello “pentitevi! la fine è vicina!“.
Ho perfino riso alla notizia che, nel luglio del 2019, ben 1 milione di utenti facebook avesse deciso di darsi appuntamento davanti all’area 51 – nota al secolo come la zona militare statunitense che conserverebbe le prove di un’invasione aliena – per introdursi all’interno della base “correndo come il ninja Naruto, più veloci dei proiettili“, cosa che secondo loro avrebbe reso impossibile fermarli. E se state pensando che il buon senso abbia prevalso, vi rassicuro ma non troppo: non si sono presentati in un milione, ma in qualche centinaio sì.
Leggete qui se volete saperne di più.
Noi italiani, comunque, abbiamo saputo fare di meglio.
Dall’inizio della Pandemia c’è una cospicua parte del popolo italico che quanto a complottismo e ignoranza non si è risparmiata.
– I no mask
I no mask sono curiosi individui che reputano nocivo per la salute l’indosso della mascherina chirurgica di protezione.
E medici chirurghi che la indossate per ore in ogni vostra giornata lavorativa levàteve proprio.
Badate bene, non si preoccupano che la mascherina complichi la respirazione, che sarebbe ancora plausibile. Loro si preoccupano dell’intossicazione da monossido di carbonio. Il loro timore è che respirando all’interno della mascherina, le molecole di anidride carbonica restino intrappolate all’interno e, continuando a respirare, ci si intossichi lentamente fino a morire. I sintomi per riconoscere questo problema sarebbero evidenti: l’affaticamento, le difficoltà respiratorie, il senso di spossatezza che tutti sperimentano quando le indossano dimostrerebbero, inequivocabilmente, che la mascherina è un tool imposto a livello governativo per sterminare la razza umana. Non ci sono riusciti col covid, ci provano con le mascherine anti-covid.
Ora, l’avvelenamento da monossido di carbonio è una cosa seria, non è argomento su cui scherzare. Le persone, effettivamente, muoiono di avvelenamento da monossido di carbonio.
Quando?
Quando si verificano malfunzionamenti nel sistema di riscaldamento domestico (caldaie, camini ecc.), in caso di malfunzionamento di apparecchi alimentati a legna o a gas, in caso di incendio, oppure ancora in caso di malfunzionamento di un’autovettura.
Ma Santo Dio, il monossido di carbonio è un prodotto della combustione di motori a benzina, a gas, fornelli, stufe, generatori, lampade e apparecchi che brucino carbone o legno.
Le molecole di anidride carbonica che emettiamo in fase di espirazione non sono monossido di carbonio, non essendo noi esseri dotati di un motore o di un bruciatore a carbone incorporato, e in ogni caso filtrano attraverso le mascherine essendo molecole e non autoarticolati da 30 tonnellate.
Il no mask, tuttavia, è informato su cose che noi nemmeno immaginiamo perchè di solito ha-un-parente-che, o in altri casi ha “una formazione medico sanitaria” – che generalmente significa che ha frequentato un corso sulla 626 20 anni fa – e quindi il suo parere conta.
– I teorici del 5 g
Siccome non tutti hanno “una formazione medico sanitaria” come i no mask, si è sviluppata una seconda corrente di complottisti concentrati sul reale scopo del virus Covid.
Costoro, “avendo una preparazione più tecnica e informatica” perchè hanno letto per anni il blog di Aranzulla, hanno infatti capito che in realtà il virus SARS-COV2 non è mai esistito. Si è trattato di una forma di isteria collettiva che il Governo ha indotto nella popolazione col sapiente uso della manipolazione da parte degli organi di informazione.
Lo scopo, ovviamente, è indurre tutti a sottoporsi ad una finta vaccinazione anti-covid che, in realtà, servirebbe ad iniettarci dei chip robotici controllabili con l’uso del 5G. La quarantena sarebbe stata imposta, appunto, per installare ovunque nottetempo le famigerate antenne.
Saremmo quindi tutti destinati a diventare dei robot, manovrati a distanza da un controller di ogni nostra funzione vitale.
Oh, nel caso fosse vero, dite a chi ha il telecomando se per caso può integrare nel chip di mio marito la funzione “butta il rotolo esaurito della carta igienica“.
E valuterei anche la sospensione del ciclo mestruale, nel caso. Ma fate voi.
– I revisionisti
Quelli che più mi hanno colpito, per la protervia delle dichiarazioni ma anche per la spocchia con cui esternavano ogni loro opinione, sono stati i revisionisti.
I revisionisti non sono un fenomeno nuovo in questo paese. Ricordo sempre, con un certo disagio, che esiste ancora chi nega vi sia mai stato un Olocausto del popolo ebraico e financo la natura profondamente contraria ad ogni principio di umanità del movimento nazionalista Hitleriano.
Ma se di fronte alla dolorosa sfilata di bare nella bergamasca, cui noi tutti abbiamo dovuto assistere nostro malgrado, v’è stato chi ha avuto il coraggio di dichiarare che il Governo stesse inventando una costosa pantomima al solo scopo di spaventarci e indurci a vaccinarci facendo così l’ennesimo regale alle industrie farmaceutiche, le mie speranze nel futuro dell’umanità non possono che vacillare.
I revisionisti sono quelli per cui tutto è sempre un’iperbolica invenzione. E insomma: va benissimo finchè parliamo di romanzi distopici straordinari come La svastica sul Sole. Ma se la conclusione deve essere, invece, che siamo tutti una cavia asservita ai bilanci dei colossi dell’industria farmaceutica, vi dico la verità, io un pochino Hitler lo rimpiango.
E poi, mi sono sempre chiesta: ma non è tremendamente stancante vivere sempre con la convinzione che qualcuno ti stia fregando?
Un tempo mi sarei detta che lasciare le capre a pascolare nei loro prati sarebbe meglio, perchè dare visibilità parlandone rischia sempre di creare l’effetto contrario. Il guaio però è che queste persone sono organizzate digitalmente in gruppi social che hanno fatto dello shitstorm lo strumento della propria militanza, e aggrediscono frequentemente le pagine di informazione che cercano di fare fact-checking contro le fake news.
Sarebbe ora di prendere provvedimenti seri.
