Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Nel mondo, circa il 35% delle donne subisce violenza fisica e/o sessuale da parte del partner o di sconosciuti.
Il 38% dei femminicidi avviene ad opera del proprio partner e il 30% dei maltrattamenti ha inizio in gravidanza.
I postumi delle violenze sono devastanti e si ripercuotono sulla salute generale, mentale, sessuale e riproduttiva della donna.
(fonte Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere)
Per questo motivo l’OMS ha pubblicato nel 2013 le nuove Linee Guida, che evidenziano la necessità di formare in maniera più specifica gli operatori sanitari.
Ma non basta. È fondamentale che tutti collaboriamo per creare una cultura di rispetto e di salute di genere, insegnando alle nostre figlie a prevenire i fenomeni di maltrattamento e ai nostri figli il rispetto e la parità sessuale.
I dati della violenza sulle donne
Ogni anno, in Italia, sono circa 70mila le donne che fanno accesso in Pronto Soccorso in seguito ad atti di violenza.
Secondo le stime del Injury database europeo, l’1,8% delle donne che ogni anno entrano in Pronto Soccorso per un traumatismo o una forma di avvelenamento lo fanno in seguito a maltrattamento.
I dati sono agghiaccianti. L’Istituto Superiore di Sanità ha avviato il progetto ReVAMP, Repellere Vulnera ad Mulierem ed puerum, ed ha attivato un percorso di sorveglianza presso tutti i centri antiviolenza dei maggiori ospedali Italiani.
Gli Ospedali con focus concentrato sulla violenza domestica e sessuale, registrano una casistica che per oltre il 70% riguarda donne in età fertile tra i 15 e i 49 anni, ma non sono esenti casi pediatrici sino ai 14 anni (circa il 4% della casistica) e geriatrici (il 9,4% riguarda donne oltre i 64 anni di età).
Quando la violenza è rivolta alle bambine, nel 39% dei casi proviene dai genitori o dai altri parenti.
Solo il 27% dei casi è riconducibile ad un aggressore esterno al nucleo familiare.
Per i maschi la situazione è ribaltata: le violenze domestiche ammontano al 30% dei casi, mentre gli estranei e i conoscenti sono responsabili di un abbondante 40% di episodi di violenza.
Questo basterebbe per dire che la formazione e l’informazione primaria sulla parità e la violenza di genere andrebbero fatte ai nostri bambini.
Non solo per crescere nuove generazioni consapevoli che – al contrario di quanto ancora orgogliosamente sostenuto da alcuni adulti – lo schiaffo tra moglie e marito normale non è e non deve succedere (si, ahimè, l’ho sentito dire).
Ma soprattutto per identificare e decodificare con chiarezza i comportamenti sbagliati e indicativi di un atteggiamento sentimentale malsano e pericoloso per la loro incolumità, sia che esso provenga da un familiare sia che provenga da un compagno/a.
Ma soprattutto è fondamentale far nascere una cultura della denuncia e dell’isolamento.
Le vittime di violenza devono sapere che i maltrattamenti non vanno giustificati mai, che bisogna denunciare, che bisogna fare emergere questi episodi per aumentare il livello di guardia e di sicurezza cui si possa avere accesso in caso di difficoltà.
La violenza – che sia essa eso o endofamiliare – non deve restare nascosta e impunita.
Come educare i figli alla parità di genere
È chiaramente basilare l’esempio.
Il primo dato chiaro in materia è che i bambini che vivono situazioni di violenza ambientale e domestica tendono a replicare il comportamento.
Fuggire dalla situazione di maltrattamenti e sottrarre il bambino alla realtà violenta che vive ogni giorno è chiaramente il primo step da affrontare.
La denuncia alle autorità giudiziarie è doverosa: i bambini hanno bisogno di vedere che la violenza non va taciuta, che deve essere denunziata e che verrà punita ai sensi di legge. Devono vedere che lo Stato e i suoi apparati sono dalla parte delle vittime e non dei carnefici, che nessun responsabile di un atto riprovevole come i maltrattamenti su donne e bambini può restare impunito.
A livello divulgativo e informativo è importante dialogare con i figli sin dall’età pre-adolescenziale, spiegando chiaramente quali siano i comportamenti ai quali è necessario prestare attenzione.
Non possiamo aspettarci che i nostri figli arrivino all’età adulta preparati ad affrontare questa piaga se non li abbiamo istruiti in tal senso.
All’educazione parentale basata sui principi del rispetto reciproco, della parità sessuale e di genere, della non-discriminazione, è fondamentale affiancare letture mirate che sappiano illustrare con semplicità il fenomeno e gli strumenti per riconoscerlo e prevenirlo.
Storie vere, didascaliche, documentate sono il percorso perfetto per mostrare la fisiologia dei rapporti e degli eventi violenti.
Non dobbiamo temere la crudezza dei racconti. Tacere certe realtà a scopo “protettivo” rischia di trasformarsi nel più grosso pericolo che possiamo far correre ai nostri bambini una volta giunti all’età adulta. Le parole d’ordine per stroncare questo trend in continua crescita sono formare e informare.
I migliori libri per parlare di violenza di genere con le nostre figlie
Liberasempre: storia vera di Ayse Durtuc, di Nina Palmieri per Mondadori.
È la storia vera di una ragazza dei nostri giorni, che cerca di fuggire da una famiglia oscurantista e culturalmente violenta per avere una vita normale, europea.
Una vita piena dell’amore che ogni ragazza meriterebbe dai propri genitori e che Aysegul Durtuc non ha: perchè la sua è una famiglia Turca delle più rigide e tradizionaliste, legata ad un estremismo religioso invincibile. La libertà è tutto ciò che Ayse desidera.
Leggi qui la mia recensione di Liberasempre
La storia di Aysegul Durtuc è una storia da leggere assolutamente insieme ai nostri figli adolescenti perchè mostra in modo chiaro e semplice come la violenza possa essere un fenomeno saldamente radicato in certe forme di sub-cultura, che possono essere religiose o anche no.
È importante, perchè chiarisce che spesso i maltrattamenti familiari operati dai genitori o dai familiari più vicini dipendono da convinzioni religiose o educative legittimate da secoli di indifferenza e accompagnati dall’opinione che sia giusto picchiare i figli o le mogli per educarli.
Spiega molto bene come non si dovrebbe mai dare per scontato che “se papà/mamma mi picchia lo fa per il mio bene”, che “se papà picchia la mamma lo fa per educarla, perchè è giusto così”.
Mia per sempre, di Cinzia Tani per Mondadori
In questo saggio l’autrice racconta alcuni dei più drammatici delitti contro le donne affrontando il problema sotto molteplici punti di vista.
Sottolineando come raramente la violenza contro le donne sia frutto di un raptus del momento, Cinzia Tani scava nel profondo di questa piaga alla ricerca del vero nucleo del problema e mostrando che generalmente l’uccisione della donna avviene dopo un lungo periodo di minacce, violenze psicologiche e fisiche, arrivando al proposito di uccidere solo quando l’uomo avverte il pericolo di essere abbandonato.
Compralo su Amazon.
Non si tratta di un romanzo ma di un vero reportage giornalistico scritto con competenza, una vasta casistica e l’aiuto di numerosi esperti del settore.
Leggi anche la mia recensione di Mia per sempre, di Cinzia Tani
Con la scusa dell’amore, di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker per Longanesi
Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker hanno fondato l’associazione Doppia difesa, che si occupa di sostenere donne vittime di violenza e in stato di bisogno.
Dalle loro esperienze è nato questo libro, che afferma un principio importantissimo nel quale io credo fermamente: la battaglia contro la violenza di genere deve passare da una totale rieducazione alla cultura del rispetto di sè e dell’altro.
Non possiamo invocare giustizia e sperare che questo sia sufficiente a cambiare le cose: noi dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere, dobbiamo catalizzarlo e realizzarlo, per fare in modo che l’intervento fondamentale della giustizia accompagni il mutamento culturale che è necessario.
La rivoluzione del pensiero, il sovvertimento delle convinzioni ancora troppo diffuse sulla normalità di tante condotte, è nelle nostre mani.
Io ci sono, la mia storia di non amore, di Lucia Annibali per Rizzoli
Lucia Annibali è il simbolo delle donne che lottano contro la violenza di genere.
Una sera di Aprile, rimase vittima di un’aggressione con l’acido perpetrata da due scagnozzi su mandato del suo ex fidanzato, Luca Varani.
Quel giorno la Lucia Annibali che sino a quel momento aveva vissuto dentro lei morì. Al suo posto nacque una donna nuova: forte, determinata, volitiva, concentrata sulla riaffermazione di sè e sulla sua salvezza.
L’8 marzo 2014 l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha insignito Lucia Annibali dell’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica.
“Per il coraggio, la determinazione, la dignità con cui ha reagito alle gravi conseguenze fisiche dell’ignobile aggressione subita”.
La sua è una storia importante. È una storia che tutte le nostre figlie devono conoscere.
Leggi anche Fantasmi: la storia di Lucia Annibali
Amare uno stalker: guida pratica per prevenire il femminicidio, di Ruben De Luca e Alisa Mari per Alpes Italia
Questo manualetto è molto utile in quanto non si limita ad analizzare il fenomeno dello stalking dal punto di vista teorico ma mette insieme una casistica ampia per mostrare in modo concreto quali sono le dinamiche di un rapporto di coppia patologico, quali i comportamenti indicativi di un disturbo psicologico del partner e le strategie utili ad uscire da una relazione pericolosa con un soggetto a rischio.
Tutti gli elementi narrati sono tratti da situazioni realmente accadute e di vita quotidiana.
Trattandosi di una pubblicazione di criminologia e scienze sociali forensi la considero particolarmente indicata alla lettura dei giovani, in quanto estremamente istruttiva e competente.
Leggere è importante. Leggere queste storie è fondamentale per stanare anche l’ultima delle ipocrisie che vuole le donne succubi e sottomesse ad ogni forma di barbara soggezione.
Perchè in molte parti d’Italia, in molte piccole teste arretrate e di cultura bassissima, quello che accade tra moglie e marito è sempre normale, non è nulla di strano.
Proprio come diceva quel vecchio adagio: tra moglie e marito non mettere il dito.
È una forma di ignoranza che abbiamo ereditato dal passato e che tramanderemo ai nostri figli, se non facciamo qualcosa di importante per invertire la rotta.
Sopportare in silenzio non è più possibile, neppure per il bene dei figli.
Perchè la devianza sta mutando: sempre più spesso la spietata violenza si dirige contro i bambini pur di punire il partner. Come nel caso di Mattias Schepp, che ha ucciso le figlie gemelle occultandone i corpi.
O come nel caso di Luigi Capasso, il carabiniere che ha ucciso le figlie e ferito gravemente l’ex moglie Antonietta Gargiulo.
Non possiamo più perdere tempo.
Su questo tema, leggi anche Harvey Weinstein e cappuccetto rosso: quando il mascilismo è un problema di cultura